Dammi il cinque!

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high five cinque alto

Per gli americani il ricordo va ai tenenti “Maverick” e “Goose” in Top Gun, per gli italiani al team dei Ringo Boys e al tormentone di Jovanotti. L'”high five“, o “dammi il cinque” da oltre mezzo secolo è uno dei gesti più diffusi al mondo e, per quanto circondato da uno spesso alone vintage, non passa mai di moda. Negli Usa dal 2002 esiste il “National High Five Day”, ma malgrado tanta riconoscenza in pochi sanno chi lo ha ideato, cosa significa e come l’usanza di battere il palmo contro quello di un altro si sia diffusa in tutto il mondo.

C’è chi dice che il cinque rappresenti la forza universale e l’individualità e che il “gimme five” sia simbolo della trascendenza a esistenze superiori; altri sostengono che fosse il saluto usato tra i ragazzi neri di Harlem negli anni ’70. La verità sta nel mezzo, tra la spiritualità della musica e la gestualità parlante dei neri d’America. L’antenato dell’high five è figlio del jazz e nasce negli Usa negli anni ’20, diffondendosi in breve dalle bettole ai locali chic del nuovo mondo. Era il gesto d’intesa che i musicisti di colore si scambiavano tra una canzone e l’altra, un po’ come a dire “fratello, ce l’abbiamo fatta”. Partendo umilmente dal basso. I primi “give me five” erano infatti dei “low five”, il palmo si batteva senza alzare le mani. Non c’è una data di nascita precisa, ma l’usanza è stata immortalata per la prima volta dal cantante Al Jolson nel 1927, nel film sonoro “The jazz singer”.

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Da allora è stato un crescendo. Fino al 1977, quando il campione del baseball Glenn Burke schiacciò il palmo contro quello di Dusty Baker durante una partita dei Los Angeles Dodgers, consacrando l'”high five” nell’olimpo dei gesti sportivi più amati. Un altro campione, Lamont Sleets, per gli amici “Mont”, ha sempre sconfessato questa versione, sostenendo di essere stato lui il primo a portare il cinque nei tornei, partendo dai campi di basket della Murray State University negli anni ’60. È solo una delle tante diatribe sulla paternità del “give me five”, che in America danno sfogo alla rivalità tra basket e baseball.

Il termine “high five” è entrato nell’Oxford English Dictionary nel 1981 e nel 2002 tre studenti dell’università della Virginia hanno fatto scalpore intraprendendo una vacanza on the road con lo scopo di dare il cinque a tutte le persone conosciute nel viaggio, lanciando un messaggio di pace laico e trasversale. Da qui è nato il National High Five Day come celebrazione ufficiale. Una storia nobile, quella del “dammi il cinque”, fatta di emancipazione razziale e fratellanza, campi sportivi e campus universitari.

Un ideale che “il Razzismo è una brutta storia” (http://www.razzismobruttastoria.net/), sito sviluppato da BigFive per il Gruppo Feltrinelli, si pone come obiettivo, combattendo la discriminazione attraverso campagne, incontri e attività sul campo. Per loro abbiamo curato il sito internet, ed è stato un piacere poterli aiutare a lanciare un’iniziativa a cui crediamo fortemente anche noi di BigFive.

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